archivio

Conferenze

Attilio Stocchi è tra i progettisti più bravi del panorama italiano contemporaneo; laureato in architettura al Politecnico di Milano, dove vive e lavora, Attilio Stocchi ha dedicato tutta la sua progettazione a una ricerca sperimentale, in cui parola, suono, ombra e luce sono frammenti nella costruzione dell’architettura. Memorabili le sue installazioni “Dialoghi sull’amore” (2007), “Cuorebosco” (2011), “Librocielo” (2012) e “Favilla” (2015).


“Ci sono autori che agiscono nel loro fare progetto fuori dalle mode, dagli stili, dalle consuetudini. Senza preoccuparsi del mercato, delle tendenze, delle onde del momento. Fanno solo quello che sentono. Ma sono sempre meno, in un mondo che li vuole allineati, simili, ossequiosi. Pensano e si muovono liberi e puri. E così sono capaci di mettere al centro del proprio agire idee e pensieri audaci e colti. Partendo dalla matematica, dal mondo dei minerali, dalla letterature, dall’etimologia, e poi da altro ancora normalmente ignorato negli studi di progettazione: qui si parla di architettura come problema di materia, massa e gravità, di luci e di ombre, di rapporti e ritmi. Poi basterà girare l’angolo e qualcuno vorrà farci credere ancora che il mondo va da un’altra parte, ma noi, intanto, ci siamo presi una boccata di ossigeno con progetti da ordini superiori. Parliamo di una perla rara, con la testa di Peter Eisenman, i numeri di Mel Bochner, i circuiti mentali di Alighieri Boetti e l’arcobaleno di Gio Ponti [quello del profilo del libro ‘Amate l’Architettura’], si: Attilio Stocchi”.

in Beppe Finessi, Attilio Stocchi “e desidero solo colori”, Abitare 467,, ottobre 2007

cartolina.jpg

“…Questo libro nasce perché ripetutamente sollecitato dai partecipanti ai miei seminari sulla metafora in psicoterapia, svolti in contesti differenti da un po’ di anni a questa parte. (…) Credo che pensare alla metafora come a uno “strumento” da “utilizzare”, magari con una finalità pedagogica o persuasiva, non colga alcune questioni fondamentali della metafora come modalità di pensiero e di costruzione del mondo. Se sarò stato abbastanza chiaro probabilmente il lettore, alla fine, avrà capito le ragioni della mia diffidenza sulla possibilità di ”usare” la metafora come strategia retorica.” (Dall’introduzione) .

Massimo Giuliani è psicologo e psicoterapeuta. Docente presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia, è autore di libri e articoli di psicoterapia e direttore responsabile della rivista scientifica “Connessioni”.
Da terapeuta relazionale ha cominciato a occuparsi della cultura ipertestuale e del modo in cui questa riconfigura le relazioni umane.

Si interessa di comunicazione online, e pertanto di virtuale, e pertanto di metafore.

MACRO_Progr_ottobre_con copertina_per sito-1.jpg


Venerdì 19 Ottobre, negli spazi del MACRO, Luciano Crespi presenterà  la nuova edizione del suo Libro “Da Spazio Nasce Spazio –– L’interior Design nella trasformazione degli ambienti contemporanei”.

Edito da Postmedia Books, il libro si propone come una guida all’uso dell’intelligenza progettuale e si ispira allo stile leggero del libro di Munari “Da Cosa Nasce Cosa”.

Non un manuale, quindi, ma considerazioni metodologiche e didattiche utili per chi studia interior design.

Macro
Auditorium –– Venerdì 19 Ottobre, ore 17.00
more info at museomacro.it

AdaPiselli_FB

Psicologa psicoterapeuta, formatrice. Didatta presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia, fondato da Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin. Lavora come clinica da oltre dieci anni con individui, coppie, famiglie. Si è occupata di minori e di anziani, e di chi si occupa di loro, in diversi contesti. Ha collaborato con diversi istituti di istruzione in progetti per prevenire il disagio e l’abbandono scolastico. È particolarmente sensibile ai temi relativi all’etica e agli aspetti culturali, anche della sofferenza. Negli ultimi anni si è interessata al rapporto tra identità, memoria e luoghi e su questi argomenti ha tenuto diverse lezioni presso il Politecnico di Milano, Dipartimento di Design. Ha curato la pubblicazione dell’ebook “Alteridentità” per Durango Edizioni, Manerbio 2015.

SalvaSalva

http://rete55news.com/embed/100089211

Riqualificare “avanzi”

Nove progetti per la città

Il “Laboratorio di Sintesi Finale” del terzo anno del Corso di studi di Design degli Interni, del Politecnico di Milano e l’Assessorato alla Pianificazione territoriale, programmazione e realizzazione opere pubbliche, del Comune di Varese, avviano una collaborazione finalizzata a promuovere attività di ricerca e di progettazione relative a spazi pubblici, localizzati nel Comune di Varese, attualmente non utilizzati e rientranti nella tipologia definita “Avanzi”.

Il corso si svolgerà nel primo semestre dell’anno accademico 2017/18 e coinvolgerà cinquantaquattro studenti ai quali sarà affidato il compito di proporre delle possibili nuove modalità d’uso di tali spazi e, in relazione a ciò, di elaborare soluzioni progettuali coerenti e caratterizzate da un approccio progettuale di tipo allestitivo, reversibile, a basso costo.

Possiamo definire avanzi i luoghi che hanno smesso di svolgere la funzione per la quale erano stati realizzati e che ora si trovano, privi di cittadinanza, in una sorta di zona grigia: troppo poco attraenti sotto l’aspetto economico, a differenza delle grandi aree industriali dismesse, per essere presi in considerazione dagli operatori immobiliari. Non di così straordinario valore storico e artistico per poter ottenere le risorse necessarie per interventi di restauro. Ma neppure tali da essere considerati scarti ai quali riservare un inesorabile destino di morte. Dunque avanzi. Gli avanzi presenti sul territorio possono rappresentare una risorsa straordinaria, non solo in quanto luoghi disponibili a svolgere una nuova funzione, senza produrre ulteriore consumo di suolo, ma anche in quanto custodi di memorie e storie umane che andrebbero altrimenti disperse. Attraverso il loro riuso è possibile far riaffiorare dal tempo una città invisibile, quella che ciascuno sogna, ricorda, immagina, ma che sfugge all’attenzione conscia. Perciò l’idea di riportare in vita questi luoghi può costituire una risposta di grande significato simbolico, anche se parziale dal punto di vista quantitativo, al tema delle politiche di recupero degli spazi dismessi nelle società postindustriali.

La sfida è quella di sperimentare interventi in grado di assegnare agli spazi nuove possibilità d’uso, facendo ricorso a dispositivi allestitivi, anche provvisori e reversibili, purché coerenti con la natura e l’anima del luogo, per favorirne il reinserimento nel tessuto vivo sociale e la valorizzazione del suo contenuto simbolico. Adottando un approccio transdisciplinare, si tratta di accogliere nel progetto come un “dono” gli elementi di degrado presenti nell’opera esistente. Meglio ancora si potrebbe parlare di un “estetica dell’avanzo”, o di “design del non-finito”, come prospettiva per attribuire ai luoghi un carattere rappresentativo delle condizioni di provvisorietà, precarietà, transculturalità proprie della contemporaneità, oltre che espressivo delle qualità specifiche che uno spazio, quale che sia la sua funzione, deve possedere.

I luoghi scelti per questo tipo di sperimentazione progettuale saranno:

• l’ex stazione dei tram ”Bettole”, di viale Aguggiari, di proprietà dell’Agenzia del Demanio

• l’ex ufficio d’igiene, di via Staurenghi, di proprietà del Comune di Varese

• l’ex deposito merci della stazione FS, di proprietà di FS

Ogni luogo sarà studiato da tre gruppi di lavoro, formati da 18 studenti, che proporranno tre possibili varianti progettuali. Il termine del lavoro degli studenti è previsto per la fine di dicembre, i risultati di questa prima fase saranno poi rielaborati da ciascuno studente e portati come elaborati per la Laurea Triennale prevista nel mese di luglio 2018.

Gli elaborati consisteranno in tavole, book di studio, presentazioni video, brevi filmati, modelli di studio

Gli esiti del lavoro saranno restituiti attraverso una mostra e altre forme di comunicazione ritenute necessarie alla loro divulgazione.

Laboratorio di Sintesi finale, Corso di Studi di Design degli Interni, Politenico di Milano

Professori: Luciano Crespi, Anna Anzani, Davide Crippa, Barbara Di Prete, Giacomo Gatti

Cultori della materia: Claudia Caramel, Fiamma Colette Invernizzi, Emilio Lonardo

31 Ottobre 2017

Attilio-Stocchi_Colore_FB

Ad aprire il ciclo degli ospiti che ogni anno intervengono nel nostro corso, ci sarà Attilio Stocchi, tra i progettisti più bravi del panorama italiano contemporaneo; laureato in architettura al Politecnico di Milano, dove vive e lavora, Attilio Stocchi ha dedicato tutta la sua progettazione a una ricerca sperimentale, in cui parola, suono, ombra e luce sono frammenti nella costruzione dell’architettura. Memorabili le sue installazioni “Dialoghi sull’amore” (2007), “Cuorebosco” (2011), “Librocielo” (2012) e “Favilla” (2015).


“Ci sono autori che agiscono nel loro fare progetto fuori dalle mode, dagli stili, dalle consuetudini. Senza preoccuparsi del mercato, delle tendenze, delle onde del momento. Fanno solo quello che sentono. Ma sono sempre meno, in un mondo che li vuole allineati, simili, ossequiosi. Pensano e si muovono liberi e puri. E così sono capaci di mettere al centro del proprio agire idee e pensieri audaci e colti. Partendo dalla matematica, dal mondo dei minerali, dalla letterature, dall’etimologia, e poi da altro ancora normalmente ignorato negli studi di progettazione: qui si parla di architettura come problema di materia, massa e gravità, di luci e di ombre, di rapporti e ritmi. Poi basterà girare l’angolo e qualcuno vorrà farci credere ancora che il mondo va da un’altra parte, ma noi, intanto, ci siamo presi una boccata di ossigeno con progetti da ordini superiori. Parliamo di una perla rara, con la testa di Peter Eisenman, i numeri di Mel Bochner, i circuiti mentali di Alighieri Boetti e l’arcobaleno di Gio Ponti [quello del profilo del libro ‘Amate l’Architettura’], si: Attilio Stocchi”.

in Beppe Finessi, Attilio Stocchi “e desidero solo colori”, Abitare 467,, ottobre 2007

foglio-clandestino

Doppia esposizione. Berlin 1985-2015 è un’opera in cui confluiscono il saggio narrativo e il racconto fotografico. In essa Natascia Ancarani, ricostruisce la trasformazione di tre quartieri berlinesi dal 1985 ai nostri giorni scegliendo di descrivere alcuni luoghi esemplari come Potsdamer Platz, Bernauer Straße, Prenzlauer Berg, Kreuzberg. Tale ricerca mostra in forma critica le metamorfosi della capitale tedesca «come una doppia esposizione in cui la città scomparsa traluce ancora dalla città appena ricostruita».  In un viaggio tra luoghi, volti e accadimenti emerge la complessità del rapporto tra presente e passato configurando la città anche come «organismo memoriale».

Berlino, ancora più che altre città, conserva nella memoria di tutti noi il suo passato ma è proiettata verso un futuro di profonda trasformazione. Scrive Natascia Ancarani: «Mi sono accorta che per tutti noi, testimoni del passato, non esiste solo la città visibile che ogni nuovo arrivato percepisce per quello che è. […] Come malati di strabismo sdoppiamo l’immagine che percepiamo, vediamo il presente e il passato. […] la città scomparsa traluce ancora dalla città appena ricostruita, come una doppia esposizione, come un fantasma fotografico registrato in altro tempo che si sovrappone al presente.»

Il racconto di Natascia Ancarani dialoga con le 134 fotografie di Michael Hughes, Wolfgang Krolow, Elda Papa, Peter Woelck e del ‘Landes Archiv’ di Berlino, selezionate dall’autrice. In particolare nel 2013 l’autrice ripercorre con la fotografa Elda Papa i quartieri della capitale tedesca alla ricerca di luoghi che ancora potevano segnalare gli ultimi bagliori del passato o la sua scomparsa definitiva. L’Est è raccontato anche attraverso le vicende esistenziali dei due fotografi Peter Woelck e Tina Bara che diventano emblematiche e frammenti di una storia collettiva.

Il volume è corredato dai saggi Berlino futura di Franco Romanò e Il rammendo di Mnemosyne di Sergio Lagrotteria e da una sezione di testi poetici ispirati alla città tedesca:Kunze, Czechowski,Celan, Heym, Szymborska.

Natascia Ancarani è nata da famiglia contadina a Conventello (Ravenna) nel 1961 ha studiato filosofia a Pavia laureandosi con una tesi su Freud. Insegna lettere nelle scuole superiori. Nel 1993 partecipa con un saggio a una ricerca sulla violenza: M. Rampazi, D. Scotto di Fasano (a cura di), Il sonno della ragione.  Saggi sulla violenza, (Dell’Arco, 1993). Nel 2006 vince il concorso “Pubblica con noi” di Fara con Palazzo della Repubblica e altri racconti. Altri saggi e racconti sono presenti in diverse antologie.

image

 

La III edizione di Giacimenti Urbani torna, dal 27 al 29 novembre 2015 presso la Cascina Cuccagna di Milano, in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, per sensibilizzare consumatori, istituzioni, professionisti e imprese sul valore e le potenzialità offerte da ciò che viene generalmente considerato scarto in un sistema di economia circolare.

L’economia circolare è un sistema dove i prodotti hanno un valore in ciascuna fase del loro ciclo di vita, come succede in natura, dove non esistono scarti, ma nutrienti, materiali e fonti d’energia. Un tema di grande attualità che la normativa europea sta mettendo in atto al fine di ridurre l’impatto ambientale e la dipendenza sull’approvvigionamento delle materie prime.

Giacimenti Urbani lancia a tutti una sfida: ripensare in modo circolare la propria quotidianità, in modo che ogni cosa possa trovare un suo ruolo. Tre giorni di tavole rotonde, mostre, incontri aperti e laboratori, dove i cittadini possono trovare spunti per capire, riflettere ed agire.

Giacimenti Urbani è un evento di Donatella Pavan (Associazione Giacimenti Urbani) e Associazione Consorzio Cascina Cuccagna, in collaborazione con Giovanna Fra (Best UP) Gianluca Bertazzoli (Hub15) e Marco Cappellini (Matrec).

Quando
venerdì 27 novembre alle ore 17.00 – Inaugurazione
sabato 28 e domenica 29 novembre, dalle 10.30 alle 20.30

http://www.cuccagna.org

http://www.giacimentiurbani.eu